venerdì 30 dicembre 2011

La mia favola di Natale: i biscotti della nascita.


E’ proprio vero che a Natale ognuno vive una favola… la mia è stata lui...

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Benvenuto mio dolce Leonardo, caro e amato nipote! Mi hai regalato una gioia immensa, infinita, mai provata prima e per questo ringrazio la tua mamma e il tuo papà!!!!!!!!

Queste bavettine decorate su biscotti di pasta frolla le ho fatte per te…

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insieme ai cuoricini, per donarli entrambi alle persone che ti vogliono bene…!!!


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Ehm!!! Non sono proprio perfetti, ma sono tanto carini… accontentati, nipote mio :DDD

I BISCOTTI DELLA NASCITA

Strumenti utilizzati:
Uno stampino per crostatine di 9cm di diametro, per formare sia i biscotti, sia i bavaglini;
Uno stampino rotondo e ziglinato da 3 cm di diametro per i bavaglini di pasta di zucchero;
Stampini a cuore, di misure leggermente differenti;
Un oggetto tondo e piccolo per fare pressione sui bordi del bavaglino e uno stuzzicadenti per forare lo stesso bordo a mo’ di ricamo.


Per i biscotti ho utilizzato la frolla di Ballina usata per fare questi.

Ingredienti:
300g di burro
250 g di zucchero
2 uova
600 g di farina
metà bustina di lievito pan degli angeli

Procedimento:
Montare il burro e lo zucchero con le fruste elettriche per almeno 5 minuti. 
Unire le uova uno per volta continuando a mescolare. 
Abbandonare le fruste ed unire la farina setacciata con il lievito poco per volta, mescolando con una spatola. 
Quando sarà stata aggiunta tutta la farina, l’impasto sarà già lavorabile con le mani, quindi formare una palla e lasciarla riposare in frigo una mezz’oretta, avvolta nella pellicola. 
Dopo il riposo, potete colorarla con i coloranti alimentari liquidi e con il cacao amaro e creare i vostri soggetti o semplicemente dare la forma che preferite ed infornarli (possono essere anche farciti con nutella o marmellata). 
Dopo aver dato la forma, adagiarli su una placca e tenerli in frigo per un paio d’ore, dopo di che infornare a 180° in forno preriscaldato per 8-10 minuti circa (sono molto fragili appena usciti dal forno, ma raffreddandosi si assestano).


Con queste dosi mi sono usciti 15 bavaglini, 22 cuoricini, e altri 15 biscotti tondi che non sono riuscita a decorare per mancanza di tempo.

Per la pasta di zucchero è andata via ¾ di confezione Decora, quindi circa 500gr.

Montaggio e preparazione:
Per aiutarvi nel montaggio e nella preparazione date un’occhiata qui, io l’ho personalizzato un po’.
Dopo averli fatti asciugare, ho fatto aderire i bavaglini e i cuoricini di pasta di zucchero ai biscotti con della ghiaccia reale, la cui ricetta potete trovare qui.
Mi dispiace, non ho avuto il tempo di fare un passo, passo, ma veramente se sono riuscita io a fare questi biscottini della nascita che di decorazione non capisco nulla, ci possono riuscire tutti.



Che la mia gioia sia la vostra... Buon Anno a tutti!!!!!!!!!!! 





lunedì 7 novembre 2011

Cassata: atto secondo.


Voglio farvi vedere questa…

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Ancora una cassata…be’ si, è un dolce che amo particolarmente, anche se preparo solo nelle occasioni speciali.
Ci ho pensato prima di pubblicarla, dato che tempo fa già ve ne diedi la ricetta che potete trovare qui… ma pensa che ti ripensa non ce l’ho fatta a non farvela vedere, magari potrebbe servire da spunto a chi vuole cimentarvisi e poi, ad onor del vero, mi piaceva troppo
Logicamente ho fatto una differente decorazione, altrimenti non ci sarebbe stato più divertimento…il bello della cassata è proprio il pensare a che decorazione creare con i profumati e colorati canditi artigianali, per non parlare del sapore che trovo sublime!
Ed è con  questo dolce che voglio augurare tanta felicità a due miei cari amici di Napoli, Gigi e Ornella.
Ragà, chi la dura la vince;) Vi auguro tutta la felicità di questo mondo!!!!!!! E sapete che c’è?... E’ per voi anche questa…

ortensia


Non respingere i sogni perchè sono sogni

Non respingere i sogni perché sono sogni.

Tutti i sogni possono

essere realtà, se il sogno non finisce.
La realtà è un sogno. Se sogniamo
che la pietra è pietra, questo è la pietra.
Ciò che scorre nei fiumi non è acqua,
è un sognare, l’acqua, cristallina.
La realtà traveste
il sogno, e dice:
“Io sono il sole, i cieli, l’amore”.
Ma mai si dilegua, mai passa,
se fingiamo di credere che è più che un sogno.
E viviamo sognandola. Sognare
è il mezzo che l’anima ha
perché non le fugga mai
ciò che fuggirebbe se smettessimo
di sognare che è realtà ciò che non esiste.
Muore solo
un amore che ha smesso di essere sognato
fatto materia e che si cerca sulla terra


da “La Voz a te debida” di Pedro Salinas



E’ inutile sottolinearlo…dedico questa splendida poesia anche a tutti voi, miei cari ed affettuosi lettori!!!



mercoledì 2 novembre 2011

Cracker al cacao di Paul A. Young


Metti una splendida mattina di sole, metti la voglia di pasticciare e di fotografare, metti il fatto di avere una bella vacanzina dinanzi e di provare il desiderio grande di rilassarsi e darsi alle proprie letture, magari ascoltando il CD che hai appena ricevuto in regalo…
Riprendi in mano i libri di cucina che avevi riposto a Settembre… Ecco l’interessantissimo  “Avventure al cioccolato” di Paul A. Young, regalatomi dalla mia dolce Paoletta questa estate… et voilà… Crackers al cacao …
Siiiiiii, è proprio con questa ricettina che voglio pasticciare!!!!!! Semplice e veloce da fare, e poi… che curiosità… Come saranno mai???

Intanto eccoli…

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Come saranno…bella domanda!!!
Di sicuro non aspettatevi nulla di dolce, anzi lasciano uno spiccato senso amarostico. Mangiati da soli, assolutamente no, io non lo farei, ma risultano perfetti per accompagnare un qualsiasi formaggio, così come lo stesso Paul A. Young consiglia:

Questi insoliti ma ben equilibrati crackers sono perfetti per accompagnare molte varietà di formaggi inglesi, francesi, blu, di capra o a pasta dura. Potete dar loro maggior consistenza e sapore con l’aggiunta di erbe o spezie essiccate, come semi di finocchio o cumino, pepe nero e peperoncino”.

Quindi per amor di completezza ho cercato una bella idea per impreziosire questi raffinati crackers, col fine di rendere ancor più particolari i vostri buffet; eccola…

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Ho spennellato i miei crackers di marmellata di peperoncino, ho creato queste roselline di Galbanino seguendo questo tutorial, ed ho preferito fare il pistillo del fiore con del gorgonzola. Bè, devo dire che sono rimasta soddisfatta!
L’idea l’ho presa su questo interessantissimo blog, che ho scoperto solo ieri mattina e che mi ha fatto viaggiare nel fantastico mondo del Visualfood .


CRACKER AL CACAO
Da “Avventure al Cioccolato” - di Paul A.Young - (Pag.47) - DeAgostini

Ingredienti per circa 16 crackers grandi o 30 biscottini da thé. (A me ne sono usciti circa una cinquantina ed ho utilizzato il tagliapasta da 5cm di diametro).

250 g farina 00
85 g burro
20 g cacao amaro in polvere
1 cucchiaino di sale
1/2 cucchiaino di senape inglese in polvere (facoltativa) (Non l'ho utilizzata)

spezie ed erbe a scelta (facoltative)(Non le ho utilizzate)
acqua molto fredda (Io circa 100gr di acqua effervescente naturale Gaudianello)

Preparazione:
Fate raffreddare una brocca d’acqua in frigorifero per mezz’ora.
Mettete tutti gli ingredienti secchi (compresi gli eventuali aromi), in una ciotola e miscelateli.
Incorporate il burro lavorando fino ad avere un composto uniforme. 
Aggiungete man mano l'acqua fredda necessaria per ottenere un impasto morbido, ma non troppo appiccicoso. Lavoratelo con delicatezza finché risulterà liscio ed omogeneo. 
Avvolgetelo in un foglio di pellicola per alimenti e fatelo riposare in frigorifero per trenta minuti.


Preriscaldate il forno a 180 °C (io 200 C°)

Su una superficie infarinata stendete la pasta in una sfoglia alta circa 3 mm. Utilizzate uno stampo per biscotti rotondo, per ricavare i crackers della dimensione che preferite, per esempio di 2,5 cm di diametro per il thé o di 5cm di diametro per accompagnare il formaggio; in alternativa usate un coltello affilato e tagliate la sfoglia in quadrati  o in rettangoli.
Bucherellate ogni cracker con i rebbi di una forchetta e fateli cuocere per circa 12 minuti, (io 10 minuti) finché saranno dorati e croccanti. Lasciateli raffreddare su una gratella.

Questi crackers si conservano in un contenitore a chiusura ermetica per 2-3 mesi.


Spero tanto che questa idea sia stata di vostro gradimento:)





domenica 23 ottobre 2011

Carchiola con cicorie al forno


Ma cos’è quella sorta di piadina dura che accompagna questo ottimo piatto di cicorie al forno?

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E’ la “carchiola”, antichissima ricetta lucana, tipica del paese di Avigliano, a pochi passi da Potenza.
Semplice come gli elementi che la compongono, acqua bollente e farina di mais, la carchiola racchiude in sé la storia di un popolo fiero ed orgoglioso delle proprie origini, quello aviglianese, appunto.
Ad essere sincera, non dovrei azzardarmi a dire che quella che ho preparato è LA carchiola, non è cotta sulla brace sotto la tipica coppa di metallo, né è appoggiata sulla grata caratteristica che la supporta durante la cottura, ma siccome il segreto della felicità è quello di accontentarsi, io ho sostituito il caminetto e la grata con il Fornetto Ferrari. :D
Sicuramente non è uguale all’originale, ma comunque svolge perfettamente la sua funzione di accompagnamento alle verdure o alle minestre. Mangiata da sola non mi piace, ma inzuppata dei condimenti delle verdure al posto del pane, è molto buona!
Non sono di Avigliano, molto poco sapevo di essa, per cui ho iniziato a ricercare in rete per rispondere alla mia curiosità e per raccontarvi un po’ la sua storia ed ho trovato un interessantissimo articolo di Maria Repullione, che consiglio di leggere qui, da cui ho estrapolato alcuni pezzi:

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“…Le donne, una volta impastata la farina con acqua bollente, ponevano a cuocere l'impasto ridotto a forma di pizza sotto una coppa di metallo, su cui mettevano brace ardente. Il latino, la coppa e il “ carchèsium ”, termine che rappresenta probabilmente l'origine della parola “ carchiola ”.
Il prodotto e il metodo di cottura erano definiti nel dialetto di Avigliano “ fucàzza r' cicc'sotta à la coppa ”, una sorta di pane dei poveri che poteva essere consumato caldo o conservato sotto le coperte e riscaldato successivamente. Precedente alla carchiola di mais è attestato fino al 1500 circa, è un piccolo pane (“ panellus ”) di farro cotto sul focolare utilizzando la coppa e la brace ardente. Era chiamato in dialetto “lu paniedde”.
Successivamente, la farina di farro fu sostituita da quella di granturco. Probabilmente “ lu paniedde ” accompagnato da qualche cipolla o da qualche altro companatico, costituiva il cibo quotidiano che i contadini consumavano nei campi, mentre la carchiola veniva utilizzata durante il pasto serale a casa.
Testimonianze orali legano la nascita della carchiola così come oggi la conosciamo al terribile terremoto che sconvolse la Basilicata alla fine del Seicento. Macerie, fame, morte regnano anche nelle campagne di Avigliano, ed è l'estrema volontà di una mamma che non vuol vedere morire di fame i propri figli che la porta ad ingegnarsi per preparare la pizza anche senza le masserizie, smarrite a causa del terremoto. La donna mescola la farina di mais con l'acqua, lavora l'impasto su una pietra, lo cuoce direttamente sulla brace facendo attenzione a non bruciarlo.
Una volta pronta, si rende conto che è un pò dura e pensa di accompagnarla alla minestra di verdure selvatiche preparata nella pignata di coccio. La carchiola è pronta a passare attraverso tre secoli di fame e di malnutrizione, a sostituire il pane anche nei modi di dire. Nella sua autobiografia Carmine Donatelli Crocco riferisce con orgoglio che Ninco Nanco, terribile brigante di Avigliano, ritrovatosi a far da capofamiglia dopo la morte dei suoi genitori, non fece mancare mai la carchiola ai suoi fratelli.
Furono probabilmente gli artigiani maniscalchi di Avigliano a forgiare la “ r' ticula ”, la griglia di forma circolare con un perno centrale che dà la possibilità di girare la carchiola senza spostarla dal fuoco. È l'attrezzo utilizzato ancora oggi per cuocere la pizza senza scottarsi e per ottenere una cottura uniforme. 
Un alimento, dunque, la carchiola, attraverso cui è possibile leggere il nostro passato. Testimonianza di secoli di fame, disagio ma anche di ingegno, produttività umana e spirito di adattamento. Cultura, appunto.


LA CARCHIOLA

Ingredienti
300gr di farina di mais
280gr di acqua bollente
In una ciotola impastare velocemente gli ingredienti. Una volta formatasi una palla, dividerla in due pezzi, che verranno stesi col matterello fino ad uno spessore di circa 3mm. Non essendoci uova, l’impasto tenderà ad essere poco elastico e piuttosto appiccicoso, quindi aiutarsi con della farina, sia sul piano, sia sul matterello. Cuocere nel Fornetto Ferrari alla massima temperatura o su una qualsiasi padella antiaderente, dalle dimensioni  grandi.
Quando si va a spostare dal piano alla padella la carchiola, tende a non rimanere coesa, per cui prenderla con un supporto piuttosto largo ed adagiarla lentamente.
Una volta indurita, rigirarla su se stessa, per fare cuocere entrambi i lati. Sarà cotta quando avrà assunto un colore brunito, magari con delle zone bruciaticce.
Una volta pronta, spezzettarla nel piatto e versarvi sopra la minestra bollente.

Per completezza d’informazioni, non posso non lasciarvi anche la ricetta delle cicorie al forno.

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CICORIE AL FORNO

1 Kg di cicoria catalogna
4 uova
180gr di scamorza o toma, entrambe grattugiate con la grattugia a fori larghi
Brodo vegetale
Polpettine di carne non più grandi di una nocciola. Non posso darvi indicazioni precise circa l’impasto delle polpette. Io ho utilizzato 250gr di tritato di vitello, 750gr di pane casereccio ammollato in acqua precedentemente, 2 uova, parmigiano, sale. E’ rimasto volutamente un consistente quantitativo che ho congelato.
Due pugni di pecorino di Filiano grattugiato
Sale qb
Pepe qb

Mondare e lessare le cicorie. Per eliminare l’amaro, ho seguito i consigli di Giallo Zafferano, qui. Fare il brodo vegetale. Preparare l’impasto per le polpette e formarne circa una settantina.
Una volta pronto, aggiungere al brodo le polpettine e farle cuocere per non più di 5 minuti,  giusto il tempo che diventino più chiare, si cuociono molto velocemente.
Sbattere le uova con pecorino, pepe e sale, deve rimanere tutto molto sodo.
In una pirofila da forno, (la mia era rettangolare e misurava 37x25 con altezza di 6 cm), fare uno strato di cicorie, uno di polpettine. Spargere sulle polpettine la scamorza grattugiata, il brodo ormai freddo, rimasto dopo la loro cottura, fino a raggiungere la metà della pirofila, aggiungere infine il composto di uova, stando attenti a non farlo bagnare dal brodo. 
Una bella spolverata di pecorino e mettere in forno a 225/250 C° fino a doratura.
Chi desidera fare un doppio strato di verdura, aumenti del doppio la quantità di cicorie.

Era da tanto che volevo parlarvi della carchiola, ma solo adesso ho avuto l’imput giusto.
E’ infatti per “Carving in the Kitchen”, contest artistico-gastronomico di Ammodomio che questa ricetta è nata, contest al quale felicemente partecipo.


sabato 22 ottobre 2011

Un semplice gesto di speranza


Amici cilentani, sono felice di rivolgermi a voi per parlarvi di questa raccolta di beneficenza...



Nelle piazze dei vostri splendidi paesi, oggi e domani si svolgerà la 6° edizione di  "Le castagne della speranza", manifestazione di solidarietà indetta dall'Associazione onlus "Raffaele Passarelli" di cui è parte integrante ed attiva, Assunta .
E’ proprio sul suo blog che ho letto di questa meravigliosa iniziativa che ha il fine di raccogliere fondi per permettere di continuare a finanziare i costi del servizio di trasporto e consegna del sangue del cordone ombelicale, tutt’ora svolto in completo autofinanziamento ( acquisto automobile, carburante, telepass, assicurazioni, riparazioni).
Sul blog di Assunta leggo che l'Associazione può contare sull’attività di circa un centinaio di volontari, che collaborano gratuitamente trasportando e consegnando i cordoni donati negli ospedali di Sapri, di Vallo della Lucania, di Polla e di Battipaglia fino alla banca Regionale del sangue del Cordone presso l'ospedale Pausillipon di Napoli.


Aiutiamo l’Associazione “RaffaelePassarelli” a poter continuare a svolgere la sua preziosa attività, perché chiunque, nel suo piccolo, può  contribuire a migliorare il mondo e la società in cui vive. 
Un semplice gesto, non solo darà modo di acquistare delle ottime castagne cilentane, ma ci renderà parte integrante di un tutto, dal quale non si può prescindere.
E’ bello pensare di essere attori del bene con un semplicissimo gesto!!!

Sicura che, anche questa volta, non mi deluderete, vi abbraccio affettuosamente! 

lunedì 17 ottobre 2011

Mini profitteroles alla crema di Cointreau


Ecco qui…tolte finalmente le ragnatele!!!:)))

Quella che vi presento oggi è semplicemente un’ idea carina per un buffet, idea utilizzata da me poco tempo fa.
Ecco dei mini profitteroles,  preparati con bignè poco più grandi di una nocciola, ripieni di panna e cosparsi da una deliziosa crema al Cointreau.



La ricetta della pasta choux mi venne regalata, tanti anni fa, da una mia cara collega: Annamaria. 
Ogni volta che li preparo, il mio pensiero va a lei e alle intense e divertenti ore trascorse insieme. Fu grazie ad Annamaria che imparai a fare i bignè, e da allora, specialmente quando preparo i Profitteroles, continuo a preferire quelli all’olio, perché il loro sapore rimane molto neutro.
Circa le quantità, mi dispiace ma non posso essere precisa, dato che io, per un buffet di famiglia, ne ho preparata tripla dose, dovendoli utilizzare anche farciti di varie mousse salate. 
All’incirca, però, per 50 bicchierini, di tre mini-bignè l’uno, vi consiglierei di preparare una doppia dose di pasta choux; per la crema, invece, di seguire le dosi della ricetta che vi propongo. 
Ma tanto poi, alla fine, ognuno ha la propria ricetta di choux e di crema a cui è affezionatoJ



Di questa pasta choux vi parlò già Paoletta, qui, ed è proprio da lei che riprendo integralmente la ricetta, resa ancor più completa dai suoi preziosi consigli.

PASTA CHOUX ALL'OLIO

Ingredienti:
300 acqua, 75 olio di semi (arachide o mais), 200 farina, 6 uova (peso col guscio 360 gr.) 1 pizzico di sale, 1 pizzico di zucchero.

Preparazione:
Ho messo sul fuoco un pentolino con l'acqua, l'olio e il pizzico di sale e lo zucchero.
Appena ha alzato il bollore, ho gettato in un solo colpo la farina e ho mescolato velocemente con un cucchiaio di legno. Ho mescolato continuamente a fiamma bassa fino a quando si staccato dalle pareti della pentola e ha fatto lo sfrigolio.
Poi l'ho fatta appena raffreddare ed ho aggiunto le uova, una alla volta girando con le fruste elettriche.
Ho messo l’impasto nella sac à poche e ho formato i bignè su una teglia coperta da carta forno. ...
Ricordate, devono essere poco più grandi di una nocciola...
Li ho messi in forno statico a 210° per circa 20 minuti, poi ho abbassato a 180° per 10 minuti e continuato la cottura in forno a fessura per altri 10 minuti.
Poi ho spento il forno e li ho lasciati dentro ancora una decina di minuti a sportello aperto.

Tolti dal forno si fanno raffreddare bene, poi si ripongono in un sacchetto di carta (va bene quello del pane).

NOTE: Le uova vanno aggiunte una alla volta, non mettere il secondo fino a che i primo non è stato assorbito.
Ma soprattutto, specie se le uova non si sono pesate, è importante battere con una forchetta l'ultimo uovo e aggiungerlo a cucchiaiate, perchè se le uova sono grandi, è possibile che ce ne vada meno, altrimenti l'impasto diventa molle, non sostenuto.

La giusta consistenza si può vedere quando, formando il bignè con la sac à poche, la punta rimane ferma e non cade.

Per dovere di cronaca, io aggiungo che, dopo averli preparati, li ho congelati. Una volta scongelati, erano perfetti!

CREMA AL COINTREAU

Come base della crema ho utilizzato la ricetta che ho imparato da piccola e che oramai faccio ad occhio per la quale necessitano 6 tuorli, 6 cucchiai pieni di zucchero, 6 cucchiai rasi di farina, 500gr di cioccolato fondente al 70%,  una buccia di arancia privata della parte bianca o una stecca di vaniglia, Cointreau qb, io ne ho utilizzato 30gr.
Circa la consistenza della crema, in questo caso mi serviva piuttosto liquida, per cui ho utilizzato un litro di latte.
Portare ad ebollizione il latte con la bacca di vaniglia o buccia d’arancia, nel frattempo amalgamare i tuorli e lo zucchero formando un composto omogeneo ma non montato. Unire la farina un cucchiaio alla volta, aggiungendo farina solo nel momento in cui quella precedente è stata assorbita totalmente. Fare cadere a filo il latte bollente nel composto di uova, zucchero e farina e contemporaneamente mescolare con la frusta.
Porre il tutto in una pentola a doppio fondo e mescolare fino a rassodamento.
Aggiungere la cioccolata grattugiata e una tazzina di liquore Cointreau. Continuare a mescolare sul fuoco fino a quando la cioccolata non si è totalmente sciolta ed il tutto non si è amalgamato alla perfezione, dando vita ad una bella crema lucida che nel tempo ha mantenuto una consistenza vellutata.

Una volta pronti, ho riempito tramite sac à poche i mini bignet di panna naturale montata; in tutto ho montato 750 gr di panna naturale, addolcita da un cucchiaio di zucchero. Ho riempito ogni bicchierino di tre mini.bignet e ho cosparso il tutto con la crema; magari aggiungere una scorzetta di arancia come decorazione.
Logicamente i bicchierini di cui parlo non sono quelli della foto, ma quelli in plastica, tipici da buffet:)

Chevvelodicaffà... sono andati a ruba:)

P.S. Ma solo io sto avendo problemi a caricare le foto tramite Flickr?:(



lunedì 8 agosto 2011

Taralli frolli di Afragola


Mi credete se vi dico che fare colazione con questi bei biscottoni dona una soddisfazione unica? 

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Chiamarli "biscottoni" è chiaramente semplicistico, anche perché sono biscotti di grande tradizione e come tali vanno rispettati, ma è stato il modo per spiegare le loro dimensioni che forse in foto non risultano chiare. 
Io so solo che un tarallo di questi, pucciato nel latte la mattina, mi rende la giornata più lieta e potrebbe renderla a voi e ai vostri figli, data la loro genuinità!
Li ho amati da subito, perchè riescono ad assorbire grandi quantità di latte, senza però spappolasi e perdere la giusta consistenza, inoltre mi saziano fino all'ora di pranzo, e questo è fondamentale, non solo per la mia dieta, (essì, ogni tanto mi ricordo di stare a dieta :D) ma soprattutto per quella dei vostri bambini o ragazzi che fra un po' dovranno riprendere la scuola ed avranno bisogno di tanta carica per poter affrontare quelle lunghe mattinate.
In più, semplici e velocissimi da preparare, e questo non è poco!
E' inutile dire che sono veramente ottimi!!! 
Ancora una volta ringrazio la mia dolce Antonia (Rimmel), dato che la ricetta appartiene alla sua famiglia; pubblicata da lei qui su Gennarino

TARALLI FROLLI DI AFRAGOLA di ANTONIA

Ingredienti:
1 kg.di farina 00
500gr di zucchero semolato
200 gr.di strutto (non sostituibile),
4 uova intere+2 tuorli+quello che serve per spennellare,
8 gr.di cremor tartaro,
8 gr.di bicarbonato,
1 tazzina di latte,
la buccia grattugiata di un bel limone a buccia spessa,
1 tazzina di liquore strega o anice.

Preparazione:
Sciogliete il cremor e il bicarbonato nel latte. Disponete sulla spianatoia la farina a fontana, mettete al centro tutti gli ingredienti e mischiate prima con una frusta e poi a mano raccogliendo la farina,lavorate velocemente come per la frolla. Staccate un pezzo di pasta alla volta (il peso dei miei pezzetti andava dai 100 ai 150 gr ) formando dei bastoncini e date la forma a ciambella unendo bene le estremità. Man mano che li formate metteteli distanziati in una teglia coperta di carta forno, spennellate con il tuorlo e cospargete di zucchero.in forno a 180° fino a doratura.


giovedì 30 giugno 2011

La frittata contadina.

Che bello! E’ finalmente arrivata l’estate, con il suo sole, il suo calore, il suo mare, i suoi fiori, e non mi dite che questa frittata non vi ricorda il giallo, caldo e intenso di un bel girasole.

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E con essa è arrivata la gioia, il desiderio di evadere, di stare con la famiglia, con gli amici, di fare scampagnate o magari organizzare quelle belle giornate di mare, in cui, sotto una pineta, all’ombra di un profumato eucaliptus, alla ricerca di pigne da cui poter ricavare pinoli, fra musica, risate e chiacchiere, si possa condividere anche un delizioso pranzetto.
Di sicuro una bella fresella non può mancare, o magari un panino del genere, ma vi assicuro… una frittata così, per giunta cotta al forno, ha un suo perché…:D Magari con una bella fetta di pane casereccio!
La frittata in foto non è stata preparata da me, ma da mia zia, la mia seconda mamma, che sabato scorso me l’ha fatta trovare a pranzo, proprio al mare, sapendo che la amo particolarmente.

Com’è bello essere coccolati, sisì…perché l’amore nei confronti di una persona lo si può dimostrare in tanti modi e, secondo me, il primo è proprio cucinare per essa.

Quella della frittata contadina è una ricetta che da sempre si prepara nella mia famiglia ed io, in primis, la cucino spesso.
Ci tengo a dire ancora una volta che, con ricette del genere, le dosi che vi propongo possono essere modificate tranquillamente in base ai vostri gusti e alle vostre necessità, tenendo conto anche delle dimensioni degli ortaggi utilizzati.

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FRITTATA CONTADINA

Ingredienti per 6 persone:
2 peperoni grandi per arrostire
2 o 3 melanzane
3 zucchine
4 patate medie
1 confezione di pelati da 250gr
Basilico qb
Olio extra vergine di oliva qb
Sale qb

Preparazione:
Lessare le patate. Da fredde, tagliarle in pezzi piccoli. Nel frattempo mettere abbondante olio in una padella e friggere separatamente e nello stesso olio gli ortaggi, partendo dai peperoni, per poi passare alle melanzane, in ultimo le zucchine.
Tirar fuori dalla padella gli ortaggi fritti, (le zucchine saranno gli ultimi ortaggi ad essere stati fritti) e nell’olio di cottura fare condensare una scatola di pelati schiacciati ben, bene, fino a formare un sughettino. Versare nel sughetto le verdure fritte in precedenza, le patate lessate, tanto, tanto basilico; rimescolare a fuoco medio per 5 minuti il tutto in modo da far insaporire, dando vita così ad una sorta di ciambotta.
In una ciotola sbattere 6 uova aggiungendo il sale, ed aggiungervi gli ortaggi, compreso il loro olio.
Versare il tutto in una pirofila, (zia ha utilizzato uno stampo di alluminio per 6 persone) e cuocere in forno per circa un’ora a 200/250 C°.

Buon appetito e se durante la vostra scampagnata farete un figurone con i vostri amici grazie a questa frittatella, pensatemi, che io vi penserò:DDD


martedì 14 giugno 2011

Pane con Lievito Madre della "Cuoca Dentro"

Guardate qui che bel pane….grrrrrrr che invidiaaaaaaa!!!!!!:)))

Appena l’ho visto me ne sono innamorata! Potevo non prepararlo???

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Il mio è uscito molto meno perfetto di quello di Assunta, ma vi assicuro che, perfezione a parte, è veramente squisito!!!! Avrei potuto rifarlo, ma avevo troppa voglia di ricominciare a "far vivere" Mollichina mia.

Ve lo presento:D

Una crosta croccante...

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Una mollica ambrata, morbida, regolare e profumatissima...

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Inoltre, oltre ad essere ottimo, è un pane molto semplice da eseguire, e nel caso in cui non possediate un'impastatrice, non preoccupatevi, tranquillamente potrete impastare a mano, così come ho scelto di fare io per puro divertimento.

E guardate come ad Assunta è uscita la mia rivisitazione del pane di Matera!!! Assunta, ma quanto sei in gamba??? Doppio grrrrrrrrr! :)

"Invidia" a parte:), mia cara Assunta questo è stato il mio modo un po' pasticcione per darti il più affettuoso benvenuto e ringraziarti per tutte le cose meravigliose che già hai proposto su Pan Per Focaccia e che continuerai a donarci sul tuo neonato bloggino:)
Ecco a voi la ricetta di Assunta, copia- incollata integralmente dal suo blog: “La cuoca dentro

Il pane con il LM di Assunta

Ingredienti:

200 g farina integrale
200 g semola rimacinata di grano duro
350 g farina 0 di grano tenero
400 g di Lievito madre
500 g di acqua
1 cucchiaino di malto di riso o d'orzo
15 g di sale

Procedimento:

Mettere il LM spezzettato nella ciotola dell'impastatrice, unire l'acqua ed il malto, con la frusta montare fino ad ottenere una bella schiuma.
Spegnere la macchina, unire la farina tutt'assieme e a mano, con una spatola, dare 4/5 mescolate.
Coprire il contenitore con uno strofinaccio da cucina e lasciare in autolisi per 40 minuti.
Trascorso il tempo, montare il gancio ed impastare per circa dieci minuti unendo il sale poco prima della fine della lavorazione.
Fare un paio di giri di pieghe del tipo 1 direttamente nella ciotola, coprire con canovaccio e lasciar riposare per un'ora.
Trasferire l'impasto sul piano di lavoro, fare un altro giro di pieghe e poi formare il filone, adagiarlo direttamente sulla teglia di cottura.
Spolverare il pane con semola rimacinata di grano duro, coprire con uno strofinaccio e chiudere
la teglia in una bustona di cellophane.
Lasciare lievitare per 2 ore a temperatura ambiente e poi trasferire in frigo per tutta la notte.
Al mattino: Accendere il forno a 250° posizionando sul fondo una piccola teglietta, estrarre l'impasto dal frigo, praticare un unico taglio verticale lungo quasi quanto il filone di pane.
Versare 2 dita d'acqua nella teglietta posizionata sul fondo del forno e procedere alla cottura

abbassando subito la temperatura a 220°, lasciar cuocere in questo modo per circa 35/40 minuti e poi, per ottenere una bella scorza croccante, con il forno in fessura per altri 15 minuti.

Dimenticavo...oggi sento soffiare un meraviglioso venticello di libertà... Battiquorum....siiiiiiiiii!!!!!


sabato 23 aprile 2011

Il casatiello dolce.

Preparai questo meraviglioso casatiello dolce l’anno scorso, insieme al "Piccilatiedd" e non lo pubblicai sul blog, perché terminai e feci le foto il giorno di Pasqua, o giù di lì, per cui decisi che sarebbe stata la ricetta con la quale, l’anno dopo, avrei fatto i miei auguri; e così è stato.
La ricetta appartiene alla tradizione pasquale campana e potete trovarla qui e qui su Gennarino; riporto integralmente ciò che scrissi all’epoca, ed è della mia dolce Lizzy, alla quale ancora oggi sono grata per averci fatto dono tanto prezioso! Grazie Lizzy!!!:)))
Mamma mia, come lievitò bene, una vera soddisfazione!

 Casatiello
dolce


CASATIELLO DOLCE di Lizzy

Ingredienti • 300 g criscito (pasta da riporto fermentata)
• 8 uova (+ 2 albumi per la glassa)
450 g zucchero
200 g burro
• ½ lievito birra (12 g)
1 kg farina di forza
• aroma vaniglia
• 150g uvetta
200 g cedro e scorzette
• 1 buccia di limone grattugiata
• 1 bicchierino di rhum (o strega)
• 1 pizzico di sale
• 200 cl latte

Preparazione:
Primo impasto: con 3 uova, impastare il criscito e 70-80 g di farina dal totale; fare un panetto e lasciarlo lievitare in un recipiente chiuso, a temperatura ambiente per una notte.
L’indomani, mescolare con le fruste, 5 tuorli con 450 g di zucchero.
A parte, sciogliere il primo impasto con i 5 albumi restanti e il ½ pezzetto di lievito di birra. 
Unire tutto ed aggiungere il latte, la farina, i 200 g di burro morbido, gli aromi, il liquore, i canditi a pezzettini, l’uvetta fatta rinvenire in acqua calda e rhum ed infarinata.
L’impasto sarà morbido.
Metterlo un una teglia dai bordi alti, imburrata ed infarinata, riempiendone circa la metà e lasciare lievitare per 12-24 ore in un luogo tiepido (dovrebbe raddoppiare). 
Fare cuocere a calore moderato (150° C) per più di 1 ora.
Quando sarà freddo, toglierlo dalla teglia, coprire la superficie ed i bordi con la glassa, cospargere di confettini colorati e far asciugare in forno a 100° C.
Glassa: 2 albumi + 10 cucchiai di zucchero a velo + succo di ½ limone, confettini colorati;
sbattere gli albumi con lo zucchero a velo ed il succo di ½ limone, fino a che diventi una spuma lucida dalla consistenza abbastanza soda.



Mi è piaciuto molto, dolce, profumato, un pochetto asciutto, ma nulla di fastidioso, anzi! Ho ritrovato il sapore dei dolci tradizionali e l’alveolatura compatta e regolare ha dato modo al casatiello di durare nel tempo. (Dopo dieci giorni dalla sua preparazione scattai la foto dell’interno, eccola…)

Casatiello
dolce

Ho impastato con l'impastatrice. Ho utilizzato il lievito madre al posto del criscito ed in corso d’opera ho attuato dei piccolissimi adattamenti non voluti. Ho infatti dovuto aggiungere un uovo in più (compreso di albume); probabilmente i miei rossi d'uovo erano più piccolini, quindi quando sono andata a sbatterli con lo zucchero, lo zucchero non si scioglieva perfettamente, di conseguenza ho poi eliminato 25gr di burro e 25gr di latte per riequilibrare il tutto. All’interno dell’impasto ho aggiunto solo l’uvetta e non i canditi, che invece ho utilizzato per la decorazione, non trovando i confettini colorati. La glassa si è asciugata all'aria e non in forno.
Ecco tutto. Poi ho seguito esattamente le precise indicazioni di Lizzy. 
La lievitazione è stata lenta, ma continua; per arrivare circa al bordo di uno stampo col buco da 35 cm di diametro ci ha impiegato 20 ore. In forno ha continuato a crescere oltrepassando il perno centrale, infatti alla fine più che un casatiello sembrava una specie di Bollo.

Una raccomandazione: usate obbligatoriamente i confettini colorati per la decorazione, Lizzy me lo ha specificato, io purtroppo non li trovai!  


AUGURI DI BUONA PASQUA!!!


martedì 5 aprile 2011

Polpettine di patate e pane.

Ricetta semplice come ogni ricetta popolare, ma veramente molto, molto gustosa!
Ecco a voi le polpettine di patate e pane:)

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Mi fu data a Senise ben 9 anni fa, senza proporzioni, solo ingredienti; logicamente fa parte delle tipiche ricette da fare “a occhio”; da allora le ho sempre preparate, arrivando alle dosi che vi propongo, in base ai miei gusti, voi potete anche modificarle seguendo le vostre esigenze.
La prima volta pensai…facilissime!!! Iniziai a friggere queste povere polpettine senza accortezza alcuna…risultato??? Mi si aprirono tutte in cottura, una vera strage!!! Polpette spiattellate ovunque!!!:D
“Essì”, sono delicatissime, ecco perché ero molto titubante nel pubblicarle, ma sono troppo buone, non ce l’ho fatta a non presentarvele!
Ho notato che non ammollando il pane, essendo il tutto più asciutto, il problema sparisce, ma francamente rimangono più secche, meno morbide, e non le preferisco. Ho quindi deciso di stare più attenta mentre le friggo.
Molto dipende anche dalle patate, logicamente, se più o meno farinose, ma questo lo sapete meglio di me!


Polpettine di patate e pane. 

Ingredienti:
150gr di pane casereccio ammollato nel latte, no panini, né pane per tramezzini.
500gr di patate lesse e schiacciate
100gr di pecorino grattugiato
50gr di salsiccia tagliata a tocchetti molto piccoli
1 uovo
Olio di oliva per friggere
Sale, pepe, prezzemolo, qb

Preparazione:
Mettere in ammollo il pane nel latte .
Lessare le patate, passarle nello schiacciapatate e lasciare raffreddare. Strizzare ben, bene il pane, eliminando il latte in eccesso, unirlo alle patate e al resto degli ingredienti. Formare delle polpettine non più grandi di una noce, meglio ancora se più piccole, infarinarle in farina di semola e friggere.

Come friggerle:
Il momento della frittura, come già detto, è quello più delicato; se non si sta attenti, le polpettine tenderanno ad aprirsi. Io mi regolo così…in una padellina coi bordi alti, metto abbondantissimo olio. Friggo poche polpette alla volta, faccio cadere le polpette nell’olio, dovranno essere coperte per tre quarti, e non le tocco fino a quando iniziano a formare sulla base una bella crosticina dorata, solo allora le capovolgo delicatamente per fare dorare anche la parte superiore. Una volta dorate in maniera il più possibile omogeneo, le tolgo dall’olio e le ripongo su carta assorbente. Cerco di mantenere la temperatura dell’olio il più possibile costante, deve sobbollire formando però delle bollicine lievi, mai troppo violente. Nel caso in cui si dovesse riscaldare troppo, consiglio di spegnere, fare raffreddare leggermente, e poi riprendere la frittura.




giovedì 10 marzo 2011

Cassata al forno caramellata.

Si, è vero, è da un po’che non scrivo, ma che ci posso fare…io non riesco a forzarmi!
Chi mi conosce sa che non amo essere prigioniera di schemi o di automatismi. Io scrivo perché amo la condivisione, perché mi diverte la cucina, perché mi dà gioia sapere che c’è qualcuno che mi legge e trova le mie ricette interessanti, così come trova interessante il mio blog, ma nello stesso tempo, non riesco a tradire quello in cui più credo, la mia libertà.
Vi chiedo scusa, ma non riuscirò mai a pubblicare in maniera regolare, non fa parte di me. Amo la spontaneità, e mi piace scrivere quando ne ho voglia, così come mi piace cucinare quando ne ho voglia, il sentirmi “ingabbiata” mi soffoca. L’unica “gabbia” che posso accettare è questa dorata gabbia di caramello, ecco, questa si che “mi è dolce”.


Una gabbia dal colore dorato, rimando visivo al caldo sole siciliano, che racchiude un mondo meraviglioso, in cui una croccante pasta frolla dal retrogusto di mandorla avvolge una crema di ricotta che, con la cottura in forno, pur rimanendo delicata, assume una nota particolare, quasi ad esaltarne gli aromi.
Adoro i miei lettori, e quotidianamente, nelle tante mail che mi arrivano, ritrovo calore, affetto, stima e questo mi rende fiera, fiera e felice, e per loro cerco di fare sempre del mio meglio e di trovare ricette particolari, ed uniche, e vi assicuro che questa cassata al forno lo è.
La ricetta è stata tratta qui da Gennarino, ed è di Albenghi, che ringrazio, e a cui “lascio la parola”

Cassata al forno di Albenghi.
Dirò subito che non si tratta della versione classica che a Palermo si elabora comunemente in pasticceria ma di una mia rivisitazione che, come vedrete, contempla l’utilizzo della farina di mandorla sia nella frolla che nel ripieno e non contiene strutto che, a detta di molti, risulta alquanto indigesto. Vi assicuro che questa friabilissima torta è davvero straordinaria.

Ingredienti per la pasta

140 gr. farina 00 (ho utilizzato un preparato per torte con amido di frumento)
100 gr. farina di mandorla
160 gr. burro
80 gr. zucchero
2 tuorli d’uovo
1 cucchiaio di Cointreau
1 presa di sale

Ingredienti per il ripieno

800 gr. ricotta di pecora
240 gr. zucchero
50 gr. farina di mandorla
50 gr. di cioccolato fondente 70% cacao

Procedimento
Mettete gli ingredienti in una bastardella d’acciaio e aiutandovi solo con una forchetta preparate una frolla. Avvolgete quindi l’impasto ottenuto con un film da cucina e mettetelo a riposare nella parte meno fredda del frigo per almeno tre ore. Nel frattempo iniziate a preparare il ripieno lavorando in una terrina con una forchetta la ricotta e lo zucchero. Ottenuto un composto omogeneo incorporate la farina di mandorla e il cioccolato che avrete precedentemente tritato con un coltello. Al momento di preparare la torta stendete 2/3 della frolla con un matterello e sistematela su una tortiera del Ø di 22 cm. foderata con della carta forno. Bucherellate poi con i rebbi di una forchetta e versate il ripieno livellandolo con una spatola. Stendete il restante terzo della frolla ottenendone un disco e coprite la torta pizzicando la pasta sui bordi per farli aderire ben bene. Cuocete 30 minuti a 180° (gli ultimi 3 minuti con il grill in funzione). Fate raffreddare completamente e spolverizzate con lo zucchero a velo
Vi consiglio di farla riposare almeno 12 ore prima di servirla



Io ho proceduto così:
Nel giro di una settimana ho preparato questo dolce due volte, me ne sono innamorata!
La prima volta ne ho fatte 7 miniporzioni utilizzando gli stampini tondi ed ho adornato il tutto, come già detto sopra, da "gabbie" di caramello.

Prima di aggiungere la ricotta ho isolato la frolla con dell'albume d'uovo ed in più ho sbriciolato sulla base un pochetto di pan di spagna per assorbire l'umidità aggiuntiva della ricotta. La frolla è rimasta croccante ma di una croccantezza particolare, quasi fragrante. In questo caso ho dimezzato le dosi degli ingredienti del ripieno, tranne che per la cioccolata ed ho aggiunto 50gr di farina di mandorle, più 50gr di farina nell'impasto della frolla.
La seconda volta ho seguito la ricetta puntigliosamente e ne ho fatto un unico dolce, ho solo isolato la frolla con l'albume, ma senza utilizzare il pan di spagna, la frolla è venuta molto morbida.

Un dolce squisito in entrambi i casi, anche se ho preferito la frolla più croccante che andava a sposarsi magnificamente con la morbidezza del ripieno, per cui utilizzerò sempre il pan di spagna, in modo da assorbire l’umidità della ricotta.

La ricetta del caramello finalizzata a questo tipo di utilizzo, l'ho presa qui http://www.coquinaria.it/cgi-bin/ubb/ul ... 683/2.html E' stata consigliata da Pinella, ed è di Rita Mezzini-Sadler:

50 gr di zucchero semolato
25 gr d'acqua
Far prendere il bollore.Aggiungere 50 gr di glucosio. Far caramellare ma fermare la cottura quando si vede che diventa giallo dorato.

Io ho utilizzato 30gr di glucosio, perché solo quello avevo.
Ho utilizzato gli stessi stampini in cui ho cotto le cassatine. Li ho capovolti, ho bagnato la loro superficie di olio di semi, ed in seguito ho fatto cadere da una forchetta tutti i fili di caramello che nel frattempo avevo fatto addensare un pochetto, stando attenta a non farli troppo spessi; il caramello non deve essere caldissimo. Pur essendo la prima volta, non ho avuto assolutamente problemi; immediatamente, indurendosi, il caramello ha dato vita a delle gabbiette dorate tanto carine che si sono staccate dallo stampo senza alcuna difficoltà. Solo un’accortezza, attenti, il caramello tende a sciogliersi, ho letto che più di tre ore non resiste perché assorbe l’umidità dell’aria, per cui sappiatevi regolare.


Amo la libertà, sì, e amo anche lottare, sempre e comunque…condanno l’indifferenza e il continuo delegare agli altri!!!
Sabato sarò qui per difendere i valori della Costituzione e della Scuola Pubblica, magari riuscirò a conoscere dei miei lettori lucani!!! Se manifesterete, fatemi sapere.
Vi aspetto…sabato 12 marzo, alle ore 17,00 tutti a Largo Pignatari a Potenza, con in mano la Costituzione e il tricolore!



giovedì 17 febbraio 2011

Una ricetta per il Santa Lucia: popcorn caramellati.

Ancora una volta qui, ancora una volta di notte, ancora una volta con i miei pensieri… la musica, si la musica, quella non mi abbandona mai…
Vi prego, per piacere, prima di leggere, ascoltate, leggete il testo di questa splendida canzone degli Stadio e guardate il video.





Sorprendimi ...
con baci che non conosco ogni notte
stupiscimi ...
e se alle volte poi cado ti prego
sorreggimi, aiutami
a capire le cose del mondo
e parlami, di più di te, io mi dò a te
completamente ...
Adesso andiamo nel vento e riapriamo le ali
c’è un volo molto speciale non torna domani
respiro nel tuo respiro e ti tengo le mani
qui non ci vede nessuno siam troppo vicini
e troppo veri ...
Sorprendimi ...
e con carezze proibite e dolcissime
amami ...
e se alle volte mi chiudo ti prego
capiscimi, altro non c’è
che la voglia di crescere insieme
ascoltami, io mi do a te e penso a te
continuamente ...
Adesso andiamo nel vento e riapriamo le ali
c’è un volo molto speciale non torna domani
respiro nel tuo respiro e ti tengo le mani
qui non ci prende nessuno siam troppo vicini
e troppo veri ... veri ...
Dai che torniamo nel vento e riapriamo le ali
c’è un volo molto speciale non torna domani
respiro nel tuo respiro e ti tengo le mani
qui non ci prende nessuno siam troppo vicini
e troppo veri ...
Sorprendimi ,sorprendimi ,sorprendimi..


Appena ho visto le foto del video ho pensato a quanto debba essere meraviglioso il rapporto fra madre e figlio, mi sono venuti in mente Albertino e Caris, la sua coraggiosa mamma, e mi sono commossa.

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Albertino, l’ho conosciuto!
E’ un bimbo che desidera volare e lo farà un giorno, certo! Volerà alto!!!
E come lui tanti altri, perché gli angeli esistono, ed in questo caso sono tutti coloro che lavorano al reparto di neuro-fisiologia del Santa Lucia di Roma, tutti coloro a cui questi bimbi tendono le loro manine rosee e paffutelle, a cui si affidano incondizionatamente, a cui dedicano i loro sorrisi…
Il Santa Lucia rappresenta un punto fermo per numerose famiglie che in quest’ospedale vedono, e un supporto, e la speranza per andare avanti, e la consapevolezza dei miglioramenti della condizione dei loro figlioli, e il sollievo delle loro sofferenze.
Come in ogni favola, però, oltre a fate ed angeli esistono i mostri, i draghi cattivi, in questo caso si chiamano tagli, i tagli continui e strazianti che vengono ad essere effettuati irrazionalmente a mo' di scure… il castello Santa Lucia ha rischiato di essere assediato da questi stramaledetti tagli; ha rischiato di chiudere!!!
Il Presidente della Regione Lazio, Polverini, ha assicurato che ciò non avverrà, ma ci vogliono certezze!
Non si può giocare così con il futuro della gente, straziare il cuore di centinaia di famiglie, tarpare le ali di quei meravigliosi bimbi, non si può!!!
NON SI DEVE!!!! Maledizione! NON SI DEVE!!!!
Come possono questi genitori spiegare ai loro figli che “vogliono capire le cose del mondo” che non potranno mai “volare” perché non ci sono fondi…VERGOGNA!!!
Noi foodblogger, nel nostro piccolo possiamo solo appoggiare Caris con tanto affetto, esprimere il nostro sdegno e partecipare a “Una raccolta per il Santa Lucia”, un ricettario che Caris regalerà al reparto di neurofisiologia. Forse è poco, ma io ho imparato che la forza nasce da noi! Sta a noi non lasciarci soggiogare ed andare avanti con le nostre proteste, anche se piccole!
Cara Caris, ti dirò di più, potresti pensare di organizzare anche un mercatino di beneficenza, logicamente di dolci, ognuno di noi sarà ben lieta di inviarti ogni sorta di leccornìa da poter vendereJ magari potrebbe essere un’idea in piùJ
Caro Albertino, fatti preparare immediatamente dalla tua mamma questi, sono buonissimi!!!

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La ricetta dei popcorn caramellati è stata tratta integralmente da questo bellissimo blog di cucina per bimbi , io però, al posto di 150gr di zucchero di canna che non avevo, ho utilizzato zucchero semolato in quantità di 125gr.


Ingredienti :
100gr di mais per pop corn,
3 / 4 cucchiai di olio di semi,
150gr di zucchero di canna,
100gr di burro,
60gr di miele,
un cucchiaino di bicarbonato,
carta da forno.
Fate scoppiare i pop corn mettendoli in una larga pentola con coperchio insieme all’olio di semi, sul fuoco con una fiamma vivace. Non appena smetteranno di scoppiare, togliete dal fuoco e trasferite i pop corn in una larga ciotola. Mettete a sciogliere il burro con lo zucchero e il miele a fiamma bassa per almeno 5 minuti senza fare scurire, si dovranno formare delle bollicine piccole in susperficie, trascorso questo tempo, aggiungete il cucchiaino di bicarbonato e sempre mescolando noterete che il composto si gonfierà e diventerà bello spumoso. Questo è il trucco importante per poter fare in modo che il composto sia leggero e soffice e possa così avvolgere completamente i chicchi scoppiati. A questo punto avete due scelte, la prima se volete formare le palline di pop corn è quella appena il calore ve lo renderà possibile,di prendere un po’ di composto con le mani e accorparlo ben bene, lasciarlo raffreddare e poi decorare a piacere le palline che avrete così formato (rimarranno un po’ gommose quindi non fate palline troppo grandi per non rendere difficoltosa la masticazione). Oppure potete mettere i pop corn su un foglio di carta da forno e cuocerli ad una temperatura bassa di circa 140 /150° muovendoli ogni 5/ 6 minuti fino a quando non avranno perso un colore caramellato senza scurirsi però per non farli diventare amari, occorreranno circa 20 min. Potete aggiungere in questa fase anche noccioline, nocciole o mandorle se volte arricchire la ricetta. Una volta tolte dal forno lasciate raffreddare e dividete i gruppetti di pop corn , potete anche lasciarli interi e decorarli con cioccolato fuso, insomma è qui che dovete liberare la vostra fantasia, quello che farete andrà benissimo e vi allenerete senza difficoltà con questo facile esercizio.

E' inutile dire di partecipare, ognuno deve fare ciò che si sente!
Piccolì, ti abbraccio forte e mi raccomando, quest'estate mi devi "sorprendere" per i miglioramenti che hai compiuto:))))

Un "volo molto speciale" ti aspetta, si chiama vita e la tua sarà bellissima, non temere, ci saranno la tua mamma e il tuo papà a tenerti le mani e volare con te, oltre che il Santa Lucia!
Ecco, mi sono commossa un'altra volta!

venerdì 4 febbraio 2011

I Diamanti di Ducasse "Ammodosuo"

Come brillano questi diamanti!!!:))

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La ricetta originaria è di Ducasse, io l’ ho tratta da lei, che a sua volta s’è rifatta, variandoli leggermente, a lei, quindi, fra i tre, una garanzia assoluta!!! Sisi, avrebbero impreziosito il mio buffet!
Semplicissimi e veloci da fare, deliziosi da mangiare, dal sapore di burro delicato ed elegante e poi quel Lemon Curd di accompagnamento... mhhhh! Solo che ci penso! Quel sapore delicato di burro che si sposava magnificamente con quello del limone...
Sono sicura di essere una delle poche che ancora non conosceva questa cremina inglese; che mi ero persa! Mannaggia a me!!!
Mi sembrava di assaporare una crema un po’ acidula, ma gentile, vellutata e luminosa, ma stabile, dal sapore di caramelle toffee al limone!!!
Che golosa che sono!!!:)))
La prima volta che vidi il Lemon Curd fu da Lety e lei, a sua volta, lo prese dal Cavoletto.
Insomma, una garanzia dietro l’altra dietro questi piccoli e preziosi “Diamanti”.

(Ornellina ne fece anche delle bellissime e “sbrillucicanti” stelline che io non ho fatto)

Ingredienti:
300 gr di farina 00 per Torte (già miscelata ad amido di frumento)
200 gr di burro a pomata
100 gr di zucchero a velo
1 + 1/2 tuorlo
1+1/2 tuorlo da spennellare

Zucchero semolato q.b.
Zucchero Demerara q.b.


Ho setacciato la farina con lo zucchero a velo e vi ho mescolato il burro con la punta delle dita; ho aggiunto la quantità di tuorlo d'uovo necessaria (ne ho aggiunto un mezzo tuorlo in più rispetto alla ricetta originale) ed ho lavorato velocemente l'impasto fino alla giusta consitenza. Ho diviso in 2 la frolla così ottenuta; di una parte ne ho ricavato 2 bastoncini di circa 2 cm di diametro e l'ho messa in frigo, l'altra l'ho stesa immediatamente e l'ho tagliata con la forma per biscotti. Ho spennellato le stelline con il tuorlo messo da parte, le ho cosparse di zucchero semolato e di zucchero di canna, precedentemente mescolati e le ho sistemate sulla placca ricoperta di carta forno.
Ho quindi preso dal frigo i bastoncini, li ho spennellati con il tuorlo e rotolati nello zucchero e ne ho tagliato dei dischetti di circa 1 cm di spessore. Dopo averli sistemati su un'altra placca da forno, ho formato al centro di ciascun Diamantino una cavità, usando il manico di un cucchiaio di legno, senza premere eccessivamente ma allargando un pochino la fossetta.
Infine ho infornato contemporaneamente le 2 teglie in forno ventilato a 190°, fino a doratura.


(Sigrid specifica che, rispetto all’originale, il suo Lemon Curd è più consistente)

Ingredienti:
succo di limone 1dl
buccia di 2 limoni (non trattati)
zucchero 150g
uova 4
burro 100g
fecola di mais 1 cucchiaio abbondante

Lavare i limoni, grattugiare la loro buccia (va benissimo una grattugia tipo da formaggio)e estrarne il succo. Diluire la fecola nel succo. In una ciotola resistente al calore, mescolare il succo, la buccia, lo zucchero, le uova e il burro tagliato a pezzetti, poi collocare la ciotola sopra un pentolino con 3-4 cm di acqua a fuoco medio-basso (deve bollire ma non troppo forte). Mescolare di continuo per una decina di minuti fino a quando la crema si sarà addensata. Versare il lemon curd caldo in uno o due barattoli di vetro, chiudere, lasciar rafreddare e conservare al frigo.

Inoltre Lety consigliava di passare la crema attraverso un colino a trama fine per renderla più setosa, ed io così ho fatto.

Grazie di cuore a tutte quante voi!