lunedì 18 gennaio 2010

La Rafanata

Attraversando in macchina l'affascinante Val D’Agri, mi fermo dinanzi ad un camioncino per comprare degli agrumi dai contadini e vedo spuntare da una busta questo

Il rafano

Il Rafano… esclamo felice! Il contadino mi sorride, fiero del suo prodotto.

Immediatamente mi viene in mente che mi trovo nel regno del Rafano e della Rafanata. Emblema della cultura contadina, il rafano, magico come le sue proprietà curative, dal sapore piccante-amaro, che quando viene grattugiato ti “ferisce” il naso e ti fa lacrimare gli occhi dati i suoi effluvi potenti, insaporisce da sempre le pietanze dei lucani.

Pur essendo una radice di una pianta perenne, è proprio durante il periodo di Carnevale che viene raccolto ed utilizzato. Una sua spolverata, per esempio, accompagna ed impreziosisce i ferretti al ragù o conditi con la mollica e diventa elemento principe della Rafanata.

La rafanata

…Definirla frittata al forno sarebbe riduttivo…

La Rafanata… connubio favoloso di sapori antichi, di odori acri e pungenti, ma piacevoli, umidi e scioglievoli al palato.

Una preparazione speciale che, ancora una volta, nasce da elementi semplici e umili, dalle uova, dal pecorino, dal rafano, dalle patate, dallo strutto.

In Basilicata ne esistono differenti varianti, io vi porgo la mia versione.

Vi è quella base, fatta di sole uova, rafano e pecorino, quella con le patate (che preferisco), o ancora è possibile trovare al suo interno la mollica del pane, o la salsiccia stagionata, comunque tutti elementi poveri, legati al territorio e al mondo contadino; da sempre cotta in forno con lo strutto e in coccio; io un coccio così grande non lo avevo, per cui, per queste dosi, ho utilizzato uno stampo da forno in porcellana di 29cm di diametro e 4 cm di altezza.

LA RAFANATA

Ingredienti

8 uova medie

500gr di patate lessate e schiacciate

150gr di pecorino (Io ho utilizzato il Canestrato di Moliterno)

50gr di rafano

30gr di strutto per ungere la teglia

un pizzico di sale

Preparazione

Lessare e passare le patate. Decorticare il rafano con l’aiuto di uno spelucchino e grattugiarlo. In una ciotola sbattere le uova con il pecorino, aggiungere poi il rafano e le patate; un pizzico di sale e mettere in una teglia, precedentemente cosparsa di strutto. L'impasto non risulterà liquido, ma corposo. Mettere in forno statico e preriscaldato a 200C° per circa tre quarti d’ora. Deve formare una bella crosticina colorata.

Se riuscite a reperire il Rafano, chiamato Cren nel Nord Italia, preparate questa ricetta, non ve ne pentirete:)


19 commenti:

Gloria ha detto...

Mmm, che bello il rafano! Non l'avevo mai visto se non sotto forma di wasabi (anche se ancora non ho capito se da uno viene prodotto l'altro!) e non sapevo fosse così usato in Basilicata! Questa rafanata mi piace, deve essere bella "tosta"!

Gambetto ha detto...

Non conoscevo ne il piatto ne la tradizione dal quale deriva.
Grazie per la condivisione e complimenti per la realizzazione che sinceramente suscita una notevole curiosità per l'assaggio :))

Laura ha detto...

Non conosco assolutamente il sapore del rafano, ma a quanto vedo con questa tua ricetta sembra delizioso!
Ciao e buon inizio settimana :)

Fra ha detto...

Mi piace moltissimo il rafano, peccato che qui non si trovi facilmente (si trova solo in polvere e non è la stessa cosa). Non conoscevo assolutamente questa ricetta, ma la trovo davvero gustosa. Chissà, magari girando per mercatini riesco a trovare questa palendida ragice!
Bacioni e buon inizio settimana
fra

Angela ha detto...

Che buono il rafano. Mia madre mi dice sempre che prima veniva chiamato il tartufo dei poveri! Effettivamente l'odore è penetrante come quello di u tartufo bianco. Io ci faccio sempre delle ottime polpette di uova...buonissime!

francesca ha detto...

Non sapevo che in basilicata si mangiasse il rafano e dalle foto sembra una radice leggermente diversa da quella che si trova comunemente qui in germania!
Bellissimo interpretare le ricette della tradizione, e` piu` che cucinare...!
Francesca

izn ha detto...

Mamma mia... questa è "la" ricetta :-) Ho giusto una radice di rafano in frigo (ma devo comprare la sabbia che mi dicono che lì si conserva meglio) che stava aspettando proprio questa ricetta meravigliosa. Ti seguo a ruota mia cara, mi hai ipnotizzata :-9

p.s.: che, si vede che lo adoro, il rafano??

Amaradolcezza ha detto...

passo per un salutino.. il rafano non l'homai provato..rimedierò.. bacio

terry ha detto...

Eh sì, le radici van raccolte nel periodo di riposo vegetativo della pianta, danno il loro meglio, anche il rafano!
ma lo sai che non conoscevo questa rafanata!
sembra una cosa buonissima!
se trovo il rafano decente dalle mie parti la provo di sicuro!

ciao
Terry :)

Anonimo ha detto...

Paola prova a fare le polpette, uova, rafano e pane...poi le friggi...favoloseeeeeee
ciao Gabriella

Gaia ha detto...

e io, che pensavo che il rafano fosse il wasabi gaipponese..niente a vedere con la lucania...
e grazie anche della foto, bellisssima!
un abbraccio!

stefi ha detto...

Cara lo sai che non l'ho mai sentita nominare!!!!!
Posso fare il copia/incolla così la sperimento!!!!!!
Buona settimana!

miciapallina ha detto...

WOW!!!!
Il rafano da noi alla Gatteria si è sempre visto sotto forma di crema, da metere sopra la carne o ... per combattere il raffreddore!
Lo amiamo!
Anche se non so se per questa preparazione si possa usare.
IO proverei però, che dici?

nasinasi ronronanti

Cuocopersonale ha detto...

Complimenti per il tuo blog.. non lo avevo visitato fino ad ora...
Passa anche a vedere il mio se ti va.. spero ti piaccia..
matteo

Dora ha detto...

Bellissimo il pane con questa rafanata! non ne avevo mai sentito parlare e perdipiù non sapevo che il rafano facesse parte della cultura cintadina italiana! io l'ho scoperto con la cucina asiatica e non sono mai riuscita a trovarlo crudo. non riesco a immaginare il sapore di questa frittata, ma deve essere unico!

Giulia Viggiani ha detto...

E dovevo venire a Milano, per conoscere una blog potentina come me?!? Ih ih! Mi piace il tuo blog, brava!!!

Anonimo ha detto...

E' una ricetta spettacolosa , ti
ringrazio dal Nord . Io sono molto
fortunata : ho il "cren" in giardino ,
lo uso da sempre ,e questo piatto lo farò prima possibile .
Ruli

Rita e MImmo ha detto...

Il rafano l'ho spesso trovato anche negli ipermercati, probabile che ci sia scritto Cren se non addirittura qualcosa che si riferisca al Wasabi. Mi hai fatto ricordare delle estasi di mio padre (di Teana) quando me ne parlava, come condimento della pastasciutta. Quanti prodotti che crediamo esotici e per questo ci affascinano, scopriamo poi essere largamente usati anche da noi, ma abbandonati spesso per puro snobismo!
fortunatamente ora c'è una certa riscoperta.

Anonimo ha detto...

Complimenti per il blog, per le ricette che mi ricordano tanto le mie origini e per la citazione Val D'Agri!!! Brava Bravissima.
Un saluto da una lucana!!!